Carlo Levi, i contadini e il Mezzogiorno

Verlaten boerderijen en verwilderde akkers getuigen van het barre bestaan in het binnenland van Zuid-Italië. Al voor de oorlog vertrokken talloze keuterboeren naar de noordelijke industriesteden, of ‘al di là’, naar Amerika. Een blik op de toenmalige plattelands- samenleving van de ‘mezzogiorno’ en de oorzaken van de apathie en stilstand geeft Carlo Levi in zijn boek ‘Cristo si è fermato a Eboli’ (1946).

Le fattorie abbandonate esercitano su di me un fascino particolare, suscitato chissà dalle storie di mio padre che faceva il contadino da giovane. Mi piace entrare nelle rovine e cercare le tracce del passato, una pentola rotta nel cammino, una stampa sbiadita della santa Vergine al muro. E fuori accanto al pozzo o nel campo riconquistato dalla natura mi immagino quanto felice o dura fosse stata la vita, e come fossero lontani i vicini, la scuola e l’ospedale.

L’esodo dalle campagne alle città è avvenuto in tutto Europa, però per capire come una gran parte della campagna interna dell’Italia meridionale si è spopolata si deve leggere ‘Cristo si è fermato a Eboli’ di Carlo Levi.

A Eboli si diramano strade e ferrovie che dalla pianura costiera si addentrano fino alle colline aride, aspre e disboscate della Basilicata. Levi, medico, pittore, scrittore e attivista contro il governo facista fu confinato in quei luoghi nel anno 1935. La sua storia fu pubblicata solo nel 1946. Scoprii l’esistenza di questo libro in un ambiente appopriato: Matera, il vecchio capoluogo della Basilicata. Il centro è formato da un vallone nel cui fianco di calcare morbido sono state scavate centinaia di abitazioni, i cosidetti sassi. Adesso patrimonio mondiale Unesco, prima del 1960 un quartiere squallido dove abitavano 20.000 persone in circostanze ignobili.

Visitando un sasso, mi era stato dato un folio con spiegazioni, che contenava il resoconto seguente:

Ma uno spettacolo come quello di ieri non l’avevo mai oppure immaginato. Ho visto dei bambini seduti sull’uscio delle case, nelle sporcizia, al sole che scottava, con gli occhi semichiusi e le palpebre rosse e gonfi; e le mosce gli si posavano sugli occhi, e quelli stavano immobili, e non le scacciavano neppure con le mani…era il trachoma….

Altri bambini incontravo, coi visini grinziosi come dei vecchi, e sceltrici per la fame; i capelli pieni di pidocchi e di croste. Ma la maggior parte avevano delle grandi pance gonfie, enormi, e la faccia gialla e patita per la malaria…

[…] e una gran folla di bambini mi seguiva, a pochi passi di distanza, e andava a mano a mano crescendo. Gridavano qualcosa, ma non io riuscivo a capire quello che dicessero in quel loro dialetto incomprensibile. Continuavo a scendere, e quelli mi inseguivano e non cessavano di chiamarmi. Pensai que volessero l’elemosina e mi fermai: e allora soltanto distinsi le parole che quelli gridavano ormai in coro ‘Signorina, dammi ‘u chini, Signorina dammi il chinino…

Quanto sopra è parte di una lettera della sorella del Levi, medico anche lei, che stava passando tra Matera, recandosi dal fratello confinato. L’ha inserito nel suo libro. Mi ricordo ancora come fui commosso vedendo questa cava scura, e come decidetti di leggere il libro.

Ci porta al paese a cui fu confinato il Levi, Gagliano nel libro, Aliano in verità. Per lui, uomo colto, urbano, del nord, era un mondo molto distante dal suo. Il maggiorparte della popolazione, i contadini, erano poverissimi, quasi schiavi della terra, che uscivano ogni mattino all’alba per lavorare i loro piccoli campi, lontani dal paese, ritornando con il buio. Non si consideravano uomini, o Cristiani nel loro linguaggio.

Cristo si sarebbe fermato a Eboli! Di quello che guadagnavano quasi tutto veniva loro tolto come canone di affitto e tasse. Dal governo non c’era niente era da aspettarsi, eccetto le tasse e il servizio militare, che a quel tempo con un po’ di sfortuna li avrebbe portati alla guerra in Abessinia. Per tanti la solita rassegnazione non bastava più, erano andati ‘al di là’, in America. Anche il piccolo borghese, la chiesa e i gentiluomini, proprietari della terra, non facevano niente per megliorare la loro vita, invece si sforzavano di sottrarre loro i pochi soldi che avevano e mantenere lo status quo.

Ma l’analisi politica è nascosta nelle vicissitudini dell’autore. Levi faceva il medico, dipingeva quadri, faceva amicizia con i paesani di tutti gradini sociali, insomma era un uomo stimato. La sua storia è di vera simpatia per la gente di Gagliano, uno sguardo al loro mondo stregonesco, magico, e nelle loro abitudini, emozioni e speranze. La ‘questione meridionale’ era come levare il ‘mezzogiorno’ dalla sua apatia. Carlo Levi ce la ha mostrata sotto un’altra luce, dalla prospettiva del contadino.

Abstract:

Levi, stedeling uit het noorden, arts en schrijver, ageerde tegen het fascistische bewind, in 1935 werd hij naar het gehucht Aliano in Basilicata verbannen. Hij beschrijft zijn jaar tussen de dorpelingen met een liefdevol oog voor hun magische wereld en het weefsel van hun relaties. Boeren zijn weinig meer dan slaven. Christus kwam niet verder dan Eboli, in de dorre binnenlanden is geen ‘christelijk’ bestaan voor hen weggelegd. De middenklasse is in onderlinge vetes verwikkeld, men intrigeert zich suf om de familiale voorrechten en belangen veilig te stellen. De grootgrondbezitters, Kerk en locale overheid houden liefst alles bij het oude. Italië en Rome zijn begrippen zonder enige relevantie. Levi doet niet huilie-huilie, hij schrijft betrokken, poëtisch, soms droevig, soms hilarisch, dan weer gewoon spannend. Voor wie het zuiden wil begrijpen blijft zijn boek een aanrader.

Wim Weijs

 

Meer info:

http://it.wikipedia.org/wiki/Cristo_si_%C3%A8_fermato_a_Eboli_%28romanzo%29

http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Levi

Foto: scorcio di Aliano (wikipedia)